“La strajé Clara porta a Lisbona l’Archivio dei diari”



Ci sono luoghi che sono come scrigni. Non conservano gioielli, ma qualcosa di più prezioso: la memoria delle persone. Sono gli Archivi dei diari. Biblioteche in cui chiunque può calarsi nella storia attraverso i ricordi di chi l’ha vissuta. Persone comuni, che nelle loro memorie di vita quotidiana hanno cristallizzato frammenti di un’epoca. L’idea di raccogliere e conservare manoscritti autobiografici e lettere nasce in Italia trent’anni fa, ma pian piano tanti paesi d’Europa la stanno adottando. Da poche settimane anche il Portogallo ha il suo Arquivo dos diários a Lisbona, grazie all’impegno e alla tenacia della giovane “strajé” parmigiana Clara Barbacini.

 

Clara è una di quelle persone a cui l’Erasmus ha donato qualcosa di più che un’esperienza di studio all’estero: un amore, una bambina e una nuova casa nella capitale portoghese. Dal 2003 lavora a Lisbona come designer in uno studio di grafica e pubblicità.  L’idea dell’Arquivo nasce da una bella storia di famiglia. “Mio papà ha trovato in una soffitta una serie di lettere inviate da suo nonno alla moglie dalla trincea della Prima Guerra mondiale – racconta Clara – aveva ventisette anni, quattro figli, e non tornò mai dal fronte: morì nella presa di Gorizia. Queste missive avevano un valore affettivo ma anche storico, quindi abbiamo pensato di donarle Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano. Prima, però, abbiamo voluto vedere il progetto. E ce ne siamo innamorati”.

 

La famiglia di Clara parte alla volta dell’Archivio diaristico nazionale fondato dal giornalista Saverio Tutino nel 1984 in quel pittoresco lembo di Toscana racchiuso tra i monti di Umbria, Marche ed Emilia Romagna ormai divenuto noto come “Città del diario”. Conserva veri gioielli documentali donati alla storia, come il famoso lenzuolo su cui la contadina mantovana Clelia Marchi scrisse la storia della sua vita e del suo amore dopo la morte del marito Anteo. Ogni anno la Fondazione promuove un concorso cui possono partecipare cento selezionati. Il diario vincitore vedrà la pubblicazione.

 

“Dopo quello italiano sono nati altri Archivi in Spagna, Francia, Finlandia, Belgio, Germania – spiega Clara – ho visto che in Portogallo non esisteva. Così è nata l’idea di istituirne uno a Lisbona. Clara costituisce un team di persone interessate al progetto, tra cui Loretta Veri e Roberto Falanga, e fonda un’associazione culturale senza fini di lucro. Il Comune di Lisbona dà il proprio appoggio concedendo gli spazi di una biblioteca pubblica nella “Junta De Freguesia”, quartiere centrale un tempo degradato e oggi in piena rinascita culturale.

 

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A giugno l’Arquivo dos diários è pronto per partire: viene lanciato un concorso per la pubblicazione, la fase di raccolta terminerà il prossimo marzo e la premiazione è prevista a ottobre. “C’è già molto interesse – spiega Clara – per noi sarebbe molto rilevante ricevere materiale sulle dittature e sul periodo delle guerre coloniali”. Diari e lettere possono essere scritti su qualsiasi supporto, ma devono essere inediti (non pubblicati neanche su blog) e non devono essere stati scritti appositamente per partecipare al premio.  “L’idea è quella di conservare la memoria della gente comune perché non si perda, per poter ricostruire una storia che parte dal basso”

 

E le lettere del bisnonno? “Presto andranno a Pieve di Santo Stefano. Lui era fornaio, non aveva studiato, ma la sua memoria è viva – racconta Clara – Si percepisce che nasconde molte cose per evitare la censura, ma scrive comunque che la parola guerra è peggio della parola inferno. Quando ha incontrato dei parmigiani che stavano arrivando alla trincea è andato a comprare del vino per loro, perché era una vita che si poteva affrontare solo bevendo. Alla moglie scriveva: vedrai che queste lettere le rileggeremo da vecchi, sul divano”.

 

Maria Chiara Perri